La zona di interesse è il film del 2023 scritto e diretto da Jonathan Glazer, candidato a cinque premi Oscar, tra cui miglior film e regia. Si tratta di un’opera potente e sconvolgente, che mostra la quotidianità di una famiglia tedesca che vive in una villetta vicino al campo di concentramento di Auschwitz, durante la Seconda guerra mondiale.
Il film è liberamente ispirato al romanzo del 2014 di Martin Amis, che a sua volta si basa sulla storia vera di Rudolf Höss, il primo comandante di Auschwitz, responsabile della morte di oltre un milione di persone. Nel film, Höss è interpretato da Christian Friedel, mentre sua moglie Hedwig è interpretata da Sandra Hüller, entrambi attori tedeschi di grande talento. Il film segue le loro vicende personali, i loro rapporti con gli altri ufficiali nazisti, i loro conflitti interiori, la loro indifferenza o complicità con l’orrore che si consuma al di là del muro che li separa dal campo.
Il film è girato con uno stile documentaristico, utilizzando macchine da presa nascoste e luce naturale, per creare un effetto di realismo e immedesimazione. Il regista Glazer ha dichiarato di aver voluto raccontare “la banalità del male”, mostrando come persone comuni possano diventare carnefici o complici di un crimine contro l’umanità. Il film non mostra mai le immagini del campo, ma solo i suoni, gli odori, le voci, che arrivano fino alla villetta degli Höss. Il film è una denuncia dell’apatia, dell’ipocrisia, del revisionismo, che ancora oggi minacciano la memoria dell’Olocausto.
La zona di interesse è un film che non lascia indifferenti, che provoca riflessioni, domande, emozioni. È un film che fa paura, perché ci fa capire che il male non è qualcosa di estraneo o di mostruoso, ma qualcosa di umano, troppo umano. È un film che ci ricorda che non dobbiamo mai dimenticare, che dobbiamo sempre testimoniare, che dobbiamo sempre resistere.
La critica ha espresso pareri diversi sul film, alcuni più positivi e altri più negativi. In generale, si riconosce il valore artistico e morale dell’opera di Glazer, che mostra la vita di una famiglia tedesca a Auschwitz, senza indulgere nella rappresentazione dell’orrore, ma suggerendolo con il fuoricampo e il sonoro. Tuttavia, alcuni critici hanno trovato il film troppo freddo, distaccato, e privo di empatia verso le vittime del nazismo. Altri hanno apprezzato invece la scelta di Glazer di raccontare la banalità del male, la complicità e l’indifferenza di chi ha perpetrato o tollerato il genocidio, e la contraddizione tra la normalità apparente e l’inferno reale.